Non leggete se appartenete alla “parrocchia lotitiana”, tengo a precisare che quanto segue non è però in alcun modo un’arringa contro il patron capitolino e contro chi appartiene alla sua cordata. È una mera riflessione all’alba di un nuovo capitolo di calciomercato e dei nomi, per lo più semisconosciuti, che ruotano intorno all’orbita Lazio.

Non vuol essere un giudizio negativo su calciatori che non abbiamo nemmeno visto da vicino, c’è da dire però che la dirigenza, nascondendosi dietro alla “gestione oculata”, tace invece la definizione di “braccio corto” per antonomasia e la cosa potrebbe infastire se pensiamo che per la prima volta, nella gestione lotitiana, il bilancio risulta in attivo.

“Parsimonia” perpetrata per anni, un errore che assolutamente andrebbe evitato adesso per non perdere quel minimo di fiducia riconquistata e non ricadere nei vizi di forma che hanno ingabbiato i tifosi nello scetticismo.

Ecco, forse di questo sto parlando, della fiducia. Soprattutto dopo il 20 maggio, dopo aver perso il treno Champions League, dopo aver perso Stefan De Vrij, con l’incubo della cessione di Milinkovic-Savic e Felipe Anderson. Perché oltre al braccino corto, qui torna in auge un grande problema: la copertina corta che lascia scoperti i piedi.

Eppure Lotito potrebbe abbattere il suo personale tabù, quello che tiene ancora molti tifosi lontano da lui. In tanti penseranno che i migliori innesti sono stati fatti con un budget inferiore a 10 milioni, gli stessi Anderson e Milinkovic, Alberto, Immobile…. Ma non si può sempre fare affidamento sul talento dello scommettitore insito in Igli Tare.

Le stelle si erano allineate bene l’anno scorso perché, oltre Simone Inzaghi, il presidente aveva potuto usufruire del fiuto, a volte fallimentare altre eccezionale, del suo direttore sportivo.

Se pensiamo però a Sprocati e Proto… qualcosa stona nel grande disegno, o comunque nell’ambizione di costruire una squadra altamente competitiva. E questo ferisce se andiamo a dare un’occhiata alla sponda opposta del Tevere che è vicina ad Javier Pastore, ha arruolato Cristante e non siamo certo noi a dover portare alla luce la situazione economica giallorossa.

Spesso la presunzione di aver gridato alla compagine “difficilmente migliorabile”, ha condotto alle stagioni catastrofiche.

Il merito per due anni è stato quello di piazzarsi quinti in classifica ed aver sfiorato il treno Champions League con una squadra low cost, adesso però bisogna per forza di cose guardare oltre, non accontentarsi di un quinto posto.

Giocatori “fantasma”, strani casi costosi e mai utilizzati come Neto e Jordaö, acquisti sbagliati, altri inspiegabili… Sono i tanti che pascolano in quel di Formello.

I soldi da investire ci sono, eppure ci troviamo allo stesso bivio di sempre a chiederci se le tante “scommesse” porteranno inevitabilmente sulla strada sbagliata.

Non è un puntare il dito contro nessuno perché, seppur con la solita copertina corta, i risultati in queste due stagioni sono arrivati, non è neanche voler puntare allo scudetto, i mezzi per farlo non ci sono, è solo un voler spingersi oltre.

Tutte le squadre che hanno tagliato il traguardo quei gradini sopra la Lazio, stanno investendo pesantemente, non è una sentenza che garantisce chissà quale vittoria sulla carta, guardate ad esempio il Milan, ma è innegabile lo sforzo finanziario e la continua ricerca del top sul mercato. La Juve ha mai scommesso al buio?

Il campionato dopotutto è fatto da chi vince e chi si limita a rimanere nel limbo, a chi punta allo scudetto e chi si accontenta di entrare in Europa League.

Dopo anni però, gli alibi sono crollati, una squadra che vuole crescere ha bisogno di una società all’altezza e non dico che Lotito dovrebbe violare il fair-play finanziario, dico solamente che l’ipotetica cessione di Milinkovic-Savic, 150 milioni, dovrebbe portare al rifacimento di una squadra intera dalle basi…. Ai nomi più altisonanti, che ne so un Milik, al tetto ingaggi che non farebbe guardare altrove i propri calciatori.

Dopotutto cosa chiediamo di anormale? Stiamo chiedendo solamente un investimento ed una ipoteca sul futuro della Lazio.

La “copertina corta” lascia scoperti i piedi…

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